In una pagina dedicata principalmente ai risultati tecnici di una corsa motociclistica tenutasi al colle di Sestrières, La Stampa Sportiva e L’illustrazione d’Italia di settembre inserisce un trafiletto (“Salviamo l’industria”) che evoca gli scioperi di quel mese inquieto, ma fa soprattutto appello alla priorità di salvare l’industria automobilistica:
«Quale è l’industria che presenti in Italia il migliore avvenire? È stato aperto un referendum su tale domanda […] ha prevalso […] il concetto che il migliore avvenire fra le industrie spetti all’automobilismo. Ma se in tempi normali di lavoro questa previsione potrebbe tradursi in realtà, oggi l’industria automobilistica è improvvisamente e gravemente compromessa. È l’industria che ha in questi ultimi anni ottenuto, anche in rapporto alla retribuzione della mano d’opera, i migliori risultati […] E se fino a poco tempo addietro l’industria dell’automobile era fra le più redditizie dell’Italia, lo si deve al rendimento stesso della mano d’opera. […] Oggi è da ricordare che l’acquirente dell’automobile non è solo il governo di uno o più Stati alleati; oggi è il mondo intero. Perciò l’industria deve vincere anche la concorrenza? E come meglio? Solo con una più intensa produzione. Al contrario l’applicazione delle 8 ore di lavoro ha già dimostrato un minore rendimento della mano d’opera. Oggi poi si aggiunge un più grave pericolo, col nuovo sciopero. In Lombardia, in Liguria, nell’Emilia, in Toscana l’industria metallurgica è ferma. Lo sciopero decretato dagli operai che reclamano nuovi miglioramenti ha fatto chiudere i battenti di moltissime note case automobilistiche. Noi riteniamo che questi continui scioperi potrebbero avere in seguito gravi conseguenze. Basti pensare alla futura concorrenza tedesca e riflettere un momentino sulla loro produzione e sul rendimento delle loro 12 ore di lavoro».
La stampa sportiva e l’illustrazione d’Italia, 18(30), settembre1919. http://www.byterfly.eu/islandora/object/libria%3A54254#page/10/mode/2up
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