La donna e la società |
Gli sport e la donna
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La stampa sportiva e l’illustrazione d’Italia, 18(38), ottobre 1919. |
La Stampa sportiva registra il dibatto sul fatto che sia sconveniente o meno che le donne si dedichino alle diverse discipline sportive. Le opinioni dei favorevoli e dei contrari non rispettano gli standard espressivi attualmente accettati, ma rispecchiano una concezione della donna ancora diffusa. Carmen Sylva, pseudonimo della Regina consorte di Romania, asserisce: «"Ammetto per la donna tutti gli sports moderni, sempre che ella rimanga graziosa e affettuosa come Sakuntala, soccorra gli infelici come Santa Genoveffa, conosca la musica come Santa Cecilia, fili come la regina Berta, sappia tessere come Penelope, ricamare come le antiche principesse rumene. Un altro intervistato, un certo dottor Jean Cliarcot, invece, asserisce: «“Se lo sport m’ispira qualche inquietudine, è perchè io temo di vedere sostituirsi all’uomo cavalleresco l’amazzone moderna. […] Voi mi chiederete ciò ch’io intendo per esser donna – egli scrive –; semplicemente di rassomigliare il meno possibile all’uomo, e di essere discretamente civettuola, graziosa, elegante, e sopratutto distinta. Seguendo questo mio parere, le donne conserveranno la loro superiorità sugli uomini, continueranno a farne quel ch’esse vogliono e gli uomini rimarranno o meglio ridiverranno galanti”». E un certo «dott. J. Héricourt non incoraggia affatto le donne a spogliarsi quasi del loro sesso per partecipare a quegli esercizi muscolari che sono propri dell’attività mascolina. [Afferma inoltre:] “Sono spettacoli immorali, nel vero senso della parola, indipendentemente da ogni convenzione, perchè sono spettacoli contro natura”». |
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