La donna e la società |
Capacità giuridica della donna |
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L’economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, |
A fine marzo del 1919, L’Economista fa il punto sul dibattito del parlamento su diversi aspetti relativi alla posizione sociale della donna, prendendo spunto dalla relazione del senatore e giurista Paolo Emilio Bensa (Genova 1858-1928). In merito all’esercizio di un pieno diritto politico, Bensa dice: «Non è questo il momento di esaminare tale richiesta dal punto di vista dell’eguaglianza assoluta, particolarmente quanto all’elettorato politico ed amministrativo e correlativa eliggibilità, ed alle funzioni che implicano una partecipazione ai pubblici poteri: ma per quanto riguarda l’ammissione alle professioni ed agli impieghi, la questione se le donne, pur giustificando gli stessi requisiti di capacità che sono all’uopo richiesti per gli uomini, debbano esserne escluse pel solo motivo del sesso, è diventata una questione di giustizia sociale, che non può risolversi negativamente. Inutile – continua – lo addentrarsi in disquisizioni filosofiche, sociologiche ed antropologiche, per indagare se sia vero che il sesso femminile preso in massa sia inferiore per intelligenza, per senno, per fermezza di carattere a quello mascolino. Certamente se la categoria dei maschi in cui queste doti sono meno sviluppate fosse ancora superiore a quella delle femmine in cui lo sono di più, la causa delle donne sarebbe irremissibilmente perduta, ma finché ad ogni piè sospinto si incontreranno delle donne fornite di maggior ingegno, buon senso ed energia morale che non tanti uomini perfettamente normali, di cui niuno sognerebbe di menomare la capacità giuridica, l’argomento della inferiorità del sesso dovrà lasciarsi da banda».
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